“I costi della pandemia globale COVID-19 sono talmente elevati da superare la capacità del settore assicurativo globale”.
A dirlo è Beat Strebel, responsabile di SwissRe per Europa, Africa e Medio Oriente, il quale continua affermando la necessità di una partnership pubblico-privata per coprire le perdite che, oltre una certa soglia, non potrebbero essere risarcibili dalle assicurazioni.
E’ un tema molto delicato in quanto, com’è noto, la diffusione del coronavirus ha legittimato i governi a rispondere con misure molto restrittive, che inevitabilmente producono danni economici ingenti. La fatidica frase “andrà tutto bene”, non è forse poi così sentita dai titolari di quelle attività come alberghi, bar e ristoranti che, più di tutte, hanno dovuto subire le conseguenze economiche derivanti da lockdown e misure restrittive.
Evidentemente, il fatto che una delle più grandi compagnie di riassicurazione ritenga infattibile assicurare il rischio pandemico, dimostra la gravità del problema.
Da fine settembre infatti stiamo assistendo in Europa ad un preoccupante rialzo di nuovi contagi, il che, oltre che da un punto di vista sanitario, sembra che stia preoccupando soprattutto per i risvolti economici che si celano dietro le misure di contenimento. Ad agosto il World Economic Forum ha stimato complessivamente danni per oltre 10 MILA MILIARDI di dollari causati dalla pandemia. Ripeto, (oltre) DIECI-MILA-MILIARDI, circa il valore dell’intero PIL europeo.
Si tratta chiaramente di un ammontare che neanche lontanamente potrebbe essere assicurato da parte di tutte le compagnie assicurative e riassicurative del mondo.
Considerato l’aumento dei contagi che si sta verificando in Europa negli ultimi giorni, ci si sta quindi chiedendo quali misure adotteranno nei prossimi mesi i decisori pubblici al fine di contenere la circolazione del virus e, soprattutto, come sarà possibile risarcire i soggetti colpiti dai provvedimenti.
La stessa Maria Bianca Farina, presidente di ANIA (l’associazione rappresentativa delle assicurazioni in Italia), ha confermato quanto espresso dai piani alti di SwissRe; “Presenteremo al governo il nostro modello basato su una partnership pubblico-privata”; tale modello potrebbe essere la giusta occasione per tentare di colmare il gap assicurativo e finanziario che presenta l’Italia rispetto agli altri Paesi dell’area OCSE.
Fino a poco prima dello scoppio della pandemia, i più grandi assicuratori del mondo erano soliti prevedere polizze che coprissero rischi legati alla chiusura delle attività (c.d. polizze business interruption) ma, considerando la totale assenza di preoccupazioni legate ai provvedimenti restrittivi che sono stati assunti quest’anno, non erano rischi tutto sommato così sentiti da parte delle aziende. A distanza di pochi mesi la situazione è ovviamente cambiata, e gli assicuratori non possono più permettersi di coprire un rischio che colpisce fondamentalmente tutti i Paesi del mondo simultaneamente, senza possibilità di ripartire o diversificare il rischio tra assicurati.
Emerge quindi, anche dal settore assicurativo, una situazione decisamente incerta, che non potrà essere risolta se non per mezzo di una sinergia tra istituzioni pubbliche, e grandi player del mondo assicurativo, finanziario e bancario. La posta in gioco è altissima: la preservazione della filiera produttiva dell’intero occidente.